martedì 27 ottobre 2009

LA CARENA DEL KAYAK


LE FIGURE RAPPRESENTANO LA DIVERSA SEZIONE DI 4 SCAFI E LA SEZIONE DI UNO SCAFO LARGO E DI UNO SCAFO STRETTO.


STABILITA’ LATERALE DEL KAYAK

Se si prende in considerazione la sezione trasversale mediana di quattro tra le più diffuse carene , si ricavano le sagome raffigurate in alto. Per ciascuna di esse, si sono sperimentalmente accertati due “momenti” di stabilità, in relazione all’oscillazione laterale dello scafo immerso.

STABILITÀ INIZIALE (Initial Stability), rappresentata dalla resistenza al capovolgimento quando il Kayak è diritto e stabile, cioè senza oscillazione in qua o in là rispetto al suo asse longitudinale.

STABILITÀ FINALE (Ulimate Stability), rappresentata dal punto ideale oltre il quale avviene il capovolgimento; punto che si trova immediatamente dopo la condizione di massimo equilibrio, durante l’inclinazione laterale del Kayak.
Delle quattro sezioni in alto raffigurate gli scafi relativi presenteranno i seguenti caratteri di stabilità:
Fig. 1 Bassa iniziale /Alta finale
Fig. 2 Alta iniziale /Bassa finale
Fig. 3 Buona iniziale /Moderata finale
Fig. 4 Moderata iniziale /Buona finale

Caratteristiche della carena degli scafi raffigurati in alto

Fig. 1 Scafo con carena ad ampio raggio di curvatura;
Fig. 2 Scafo con carena a linea piatta;
Fig.3 Scafo con carena a “V”
Fig.4 Scafo rotondeggiante e linea carena limitatamente piatta

MIGLIORAMENTI PER LA STABILITA'

Ø Una bassa posizione del seggiolino aumenta la stabilità;
Ø Alti fianchi del Kayak aumentano la stabilità finale, ma aumentano l’influenza laterale del vento sullo scafo;
Ø Uno scafo a “forte” e “dura” struttura complessiva può incrementare la stabilità iniziale a spese della velocità.
Ø Il pagaiatore deve trovarsi seduto al centro di gravità dello scafo, che grosso modo si trova nei pressi del seggiolino nella parte bassa.
Ø L’abilità del pagaiatore deve essere tale che con facilità egli deve inclinare lo scafo controllandone lo sbilanciamento ed abile anche nel raddrizzarlo.
Ø Quanto più ampio risulta il raggio di curvatura della carena (Fig. n.1), più alta risulta la stabilità finale.
Ø Un’apprezzabile immersione dello scafo contribuisce sensibilmente ad un’alta stabilità iniziale.
Ø Una sezione mediana piana contribuisce in misura ben apprezzabile alla stabilità iniziale.
Ø Un appesantimento generalizzato dello scafo ovvero una zavorra opportunamente collocata al centro di garvità. (vedi scafi larghi e scafi stretti in appresso)


SCAFI LARGHI E SCAFI STRETTI (VEDI LE FIGURE IN ALTO)

Un’altra osservazione inerente sempre alla carena dei kayak, utile ai fini della stabilità laterale, riguarda le differenze tra scafi larghi e scafi stretti .
Una volta seduti in “barca” dobbiamo considerare che due forze agiscono proprio dentro lo scafo, molto vicino a nostro busto , che sono:
· La forza del peso complessivo dello scafo, che agisce verso il basso, che chiameremo “G” rappresentandola virtualmente da un punto con freccetta rivolta verso il basso.
· La forza che spinge in su lo scafo, per effetto del galleggiamento, che chiameremo “C”, anch’essa rappresentata da un punto con freccetta rivolta verso l’alto.
Quando sono uguali peso e spinta, la posizione delle due forze coincide; si trovano, allineate sulla stessa verticale;
Quando lo scafo si inclina sul lato diventando instabile, si verifica che mentre “G” rimane nella sua posizione, “C” si allontana dal suo punto andando verso lo sbandamento laterale.
Se lo scafo si raddrizza, le due forze ritornano a coincidere.
Osserviamo di seguito il comportamento delle due forze “G” e “C” nel caso di scafi larghi e scafi stretti, nonché le correzioni da apportare per un miglioramento della stabilità , .

Gli scafi larghi sono interessati alla così detta “stabilità di forma”, poichè con lo sbandamento, spostandosi il punto “C” verso il lato dell’inclinazione , si dovrà adottare un adeguato appesantimento complessivo dello scafo, al fine di tenere più basso possibile il punto“G”.
Per gli scafi a sezione più stretta, valuteremo la così detta “stabilità di peso”, poiché il punto “C” si sposta sempre verso lo sbandamento, ma in misura ovviamente minore rispetto allo scafo più largo; più ridotto risulta quindi, lo scostamento tra le due forze “G” e “C”.
In questo caso occorrerà abbassare il punto ”G”, zavorrando opportunamente la chiglia dello scafo nel proprio centro di gravità, che “grosso modo” risiederebbe in un punto nella parte bassa del seggiolino del kayak.[1] Avremo così che si terrà “C” più in alto di “G”.[2]
Naturalmente è possibile ottenere buoni risultati se si combinano, nel migliore dei modi, le due soluzioni, tenendo anche presente che tutte le correzioni in termini di zavorre e appesantimenti di vario genere, non possono prescindere da una valutazione riferita alla stabilità longitudinale del Kayak, cioè al “beccheggio”.

CONTROLLO DELLA DIREZIONE IN COSTANZA DI PAGAIATA

Tutti i Kayak, indipendentemente dalla struttura della carena o dalla larghezza dello scafo, in presenza di vento tendono a cambiare direzione, rendendo necessario il continuo ricorso alla correzione dell’assetto attraverso manovre, con la pagaia, di spinta o di frenata, spesse volte impegnative vuoi per lo sforzo impiegato, vuoi per la durata dello sforzo stesso.
Le tecniche di costruzione degli scafi, consentono alcune soluzioni per migliorare la stabilità direzionale:
· Timone posteriore (Rudder):
La sua forma è somigliante ai timoni delle barche. Posto all’estremità posteriore dello scafo è collegato, a mezzo di cavi e staffa, con i piedi del Kayaker, il quale, attraverso l’alternanza del movimento dei piedi stessi, effettuerà le manovre di correzione. Quando non si usa, il timone si tira in su completamente, ribaltandosi all’indietro. Per le manovre di correzione, si richiede un buon livello di esperienza.
· Seggiolino scorrevole (Sliding Seat):
Trattasi di un seggiolino (usato da pochissimi) che anzichè essere fisso, è mobile e consente quindi di modificare l’assetto longitudinale del Kayak, affondando alternativamente o la prua o la poppa per trovare la migliore posizione. Si monta su scafi con un vano pozzetto molto ampio.
· Deriva mobile a baionetta e Skeg retrattile:
Le derive di cui si fa cenno, somiglianti alle pinne delle tavole da surf, sono situate verso poppa e si adoperano manovrando la loro profondità d’immersione manualmente, attraverso un cavetto di collegamento posto lungo la fiancata dello scafo.

NOTE
[1] Sulla rivista americana " Sea Kayaker Magazine", nelle pagine in cui si espongono le valutazioni tecniche dei kayak via via messi in prova, si legge che “posizionato il pagaiatore, il peso ha il suo centro di gravità localizzato a 10” (25,4 cm.) al di sopra della parte più bassa del sedile e 10” (25,4 cm.) in direzione posteriore del sedile. Il centro di gravità del “carico di nave”, coincide approssimativamente con il centro di gravità del kayak”.
[2] Per un’ ulteriore informazione circa la zavorra, si rinvia alla lettura dell’articolo di Vincente Gerardi sulla rivista “Il Kayak da Mare” a pag. 29 edizione Estate 2001.
L'articolo è stato pubblicato sulla rivista "Il Kayak da mare" - Primavera 2002

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